programmi di valutazione del rischio di crisi aziendale Archivi - Alessandro Manetti - Dottore Commercialista e Revisore Legale https://www.alessandromanetti.com/tag/programmi-di-valutazione-del-rischio-di-crisi-aziendale/ Consulenza e formazione per le imprese, per le Amministrazioni pubbliche e i loro organismi partecipati Thu, 28 Jan 2021 16:07:25 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.7 Il programma di valutazione del rischio di crisi aziendale secondo il M.e.f. https://www.alessandromanetti.com/programmi-valutazione-rischio-crisi-aziendale/ Thu, 28 Jan 2021 16:04:10 +0000 https://www.alessandromanetti.com/?p=2372 A causa della pandemia da Covid-19 il legislatore ha posticipato l’entrata in vigore del “Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza” di cui al D.lgs. 14/2019; tuttavia, per le società a controllo pubblico continuano ad essere in vigore le diposizioni previste all’art. 6, comma 2 e dell’art. 14, comma 2 del D.lgs. 175/2016. Con l’art. 6 […]

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programmi di valutazione del rischio di crisi aziendaleA causa della pandemia da Covid-19 il legislatore ha posticipato l’entrata in vigore del “Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza” di cui al D.lgs. 14/2019; tuttavia, per le società a controllo pubblico continuano ad essere in vigore le diposizioni previste all’art. 6, comma 2 e dell’art. 14, comma 2 del D.lgs. 175/2016.

Con l’art. 6 del TUSP il legislatore, di fatto, ha anticipato per le società a controllo pubblico l’approccio seguito con il Codice della «crisi d’impresa»; tuttavia, mentre la norma citata tende a favorire l’emersione del rischio di crisi futura, le norme del Codice della crisi d’impresa intervengono a posteriori, quando la crisi è già in atto o comunque molto probabile.

Art. 6, comma 2 prevede l’obbligo per le società a controllo pubblico di predisporre specifici programmi di valutazione del rischio di crisi aziendale e di informare l’Assemblea nell’ambito della “relazione sul governo societario”, che le società predispongono annualmente, a chiusura dell’esercizio sociale, da pubblicare contestualmente al bilancio d’esercizio.

Il riferimento alla “relazione sul governo societario” appare improprio, in quanto tale relazione è una sezione della “relazione sulla gestione” delle società emittenti valori mobiliari quotati, prevista dall’art. 123-bis del D.lgs. 58/1998 (T.U. della Finanza). Secondo il C.N.D.C.E.C. è opportuno che la relazione non venga redatta come documento separato, ma rappresenti una sezione della Relazione sulla gestione, in modo da non appesantire l’informativa di bilancio.

L’art. 14, comma 2 stabilisce che qualora dai suddetti programmi emerga una situazione di “crisi” aziendale, l’organo amministrativo deve adottare senza indugio di un idoneo piano di risanamento. La mancata adozione di provvedimenti adeguati costituisce grave irregolarità ai sensi dell’art. 2409 del Codice civile. Deve essere tenuto presente che la semplice previsione di un ripianamento delle perdite da parte dei soci pubblici non costituisce un provvedimento adeguato, a meno che tale intervento sia accompagnato da un piano di ristrutturazione aziendale, dal quale risulti comprovata la sussistenza di concrete prospettive di recupero dell’equilibrio economico (e finanziario) delle attività svolte.

L’obiettivo perseguito dal legislatore è dunque quello di obbligare le società a controllo pubblico ad adottare degli strumenti che consentano di monitorare costantemente il mantenimento dell’equilibrio economico e finanziario, in modo da evitare che eventuali risultati economici negativi o crisi di liquidità possano avere riflessi sui bilanci delle Amministrazioni pubbliche socie.

Molto opportunamente il legislatore ha fissato solo gli obiettivi da perseguire, lasciando libere le aziende di scegliere gli strumenti più adatti.

Il C.N.D.C.E.C. e Utilitalia hanno provato a mettere a punto alcuni modelli di programma di valutazione del rischio di crisi aziendale e, più recentemente, la struttura di monitoraggio presso il M.E.F., costituita ai sensi dell’art. 15 del D.lgs. 175/2016, ha pubblicato in un proprio modello, che rimarrà in consultazione fino al 9 febbraio 2021.

In ogni caso, si tratta di modelli basati sull’analisi dei rischi, sul calcolo di indicatori quantitativi e qualitativi, sull’individuazione di soglie di allarme e sul monitoraggio e reporting. Per le realtà di modeste dimensioni è preferibile implementare modelli con pochi, ma significativi indicatori, che consentano all’organo amministrativo di monitorare la gestione aziendale e, in caso di situazione di crisi, di adottare rapidamente i provvedimenti necessari per prevenire l’aggravamento di tale situazione, correggere gli effetti ed eliminarne le cause.

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I programmi di valutazione del rischio di crisi aziendale secondo il Testo Unico in materia di società a partecipazione pubblica https://www.alessandromanetti.com/programmi-di-valutazione-del-rischio-di-crisi-aziendale/ Fri, 17 Mar 2017 09:17:42 +0000 http://www.alessandromanetti.com/?p=1352 L’art. 6, comma 2 del D.Lgs. 175/2016, il c.d. “Testo Unico in materia di società a partecipazione pubblica”, ha introdotto l’obbligo per tutte le società in controllo pubblico di predisporre specifici programmi di valutazione del rischio di crisi aziendale e di informare al riguardo l’Assemblea nell’ambito della relazione annuale sul governo societario. Gli addetti ai […]

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L’art. 6, comma 2 del D.Lgs. 175/2016, il c.d. “Testo Unico in materia di società a partecipazione pubblica”, ha introdotto l’obbligo per tutte le società in controllo pubblico di predisporre specifici programmi di valutazione del rischio di crisi aziendale e di informare al riguardo l’Assemblea nell’ambito della relazione annuale sul governo societario.

Gli addetti ai lavori si stanno interrogando sulle modalità attraverso le quali sia possibile adempiere al nuovo obbligo.

L’obiettivo del legislatore sembra comunque chiaro: obbligare le società in controllo pubblico ad adottare degli strumenti che consentano di monitorare costantemente il mantenimento dell’equilibrio economico e finanziario, in modo da evitare che eventuali risultati economici negativi o crisi di liquidità possano avere riflessi sui bilanci delle Amministrazioni pubbliche socie.

Per verificare il mantenimento dell’equilibrio economico sarà necessario controllare che i ricavi siano sempre sufficienti per coprire i costi della gestione, e quindi per evitare perdite, mentre per la verifica dell’equilibrio finanziario sarà necessario controllare che i flussi finanziari in entrata originati dalla gestione siano sufficienti e distribuiti temporalmente in modo da garantire il puntuale adempimento delle obbligazioni assunte dalla società con gli istituti di credito, i fornitori ed il proprio personale.

Aldilà dei modelli, più o meno complessi, che possono essere adottati per adempiere al nuovo obbligo, ai quali risulta che stia lavorando proprio in questi giorni anche Utilitalia, si ritiene che un modo semplice, ma molto efficace, per valutare il rischio di crisi aziendale sia quello di predisporre una serie di indicatori di tipo strutturale, finanziario ed economico, da calcolare a preventivo, sulla base dei dati contenuti in un bilancio di previsione pluriennale della società, per poi procedere nel corso della gestione al loro aggiornamento periodico (a cadenza trimestrale o semestrale) e, infine, effettuare il definitivo conteggio in sede di bilancio d’esercizio. In questo modo, la società avrà sempre un set di indicatori aggiornato, dal quale potranno essere ottenute adeguate informazioni sullo stato della gestione e, soprattutto, sulla sua possibile evoluzione futura, che consentiranno all’organo amministrativo di prevedere con sufficiente anticipo l’eventuale formazione di situazioni di crisi e, di conseguenza, di adottare in tempo adeguate scelte correttive.

Fra i numerosi indici che la dottrina aziendalistica ha prodotto nel corso degli anni, si possono citare i seguenti:

Indici di struttura:

  • Peso delle immobilizzazioni (immobilizzazioni / totale attivo x 100)
  • Peso del capitale circolante (attivo circolante / totale attivo x 100)
  • Peso del capitale proprio (capitale netto / totale passivo x 100)
  • Peso del capitale di terzi (debiti / totale passivo x 100)

Indici finanziari:

  • Capitale circolante netto (attivo circolante – passività correnti)
  • Margine di tesoreria (liquidità immediata + differita – passività correnti)
  • Margine di struttura (capitale proprio – immobilizzazioni nette)

Indici economici:

  • E.B.I.T.D.A. (margine operativo lordo)
  • E.B.I.T. (reddito operativo)
  • Risultato ante imposte
  • Risultato netto
  • R.O.I. (reddito operativo / totale attività)
  • R.O.E. (risultato economico netto / patrimonio netto)
  • R.O.S. (reddito operativo / ricavi netti delle prestazioni)

Relativamente all’obbligo per l’organo amministrativo, previsto dall’art. 6, comma 2 sopra richiamato, di informare annualmente l’Assemblea nella “relazione sul governo societario”, prevista al successivo comma 4, si ritiene che tale obbligo possa essere adeguatamente soddisfatto prevedendo uno specifico paragrafo nella Relazione sulla gestione, di cui all’art. 2428 del Codice Civile, anche in considerazione del fatto che tale relazione, nella maggior parte dei casi, è allegata al bilancio d’esercizio e, quindi, pubblicata presso il Registro delle Imprese.

Si richiama l’attenzione anche sul contenuto dell’art. 14 del D.Lgs. 175/2016, nella parte in cui prevede – commi 2, 3 e 4 – che, qualora dai programmi di valutazione del rischio previsti all’art. 6 emergano uno o più indicatori di crisi aziendale, l’organo amministrativo della società a controllo pubblico deve adottare senza indugio i provvedimenti necessari al fine di prevenire l’aggravamento della crisi, correggendone gli effetti ed eliminando le cause, attraverso un idoneo piano di risanamento. La mancata adozione di provvedimenti adeguati da parte dell’organo amministrativo, costituisce grave irregolarità ai sensi dell’art. 2409 del Codice civile.

Da notare che la semplice proposta da parte dell’organo amministrativo di ripianamento delle perdite da parte dei soci pubblici non è considerata un provvedimento adeguato, a meno che tale intervento non sia accompagnato da un piano di ristrutturazione aziendale, dal quale emergano concrete prospettive di recupero dell’equilibrio economico (e finanziario) delle attività svolte dalla società.

 

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